CHE COSA INSEGNA LA STRAGE DI ORLANDO
A
distanza di due mesi e mezzo dagli attentati di Bruxelles, un'altra orribile
serie di lutti, questa volta negli Stati Uniti.
Analizziamone le cause.
Punto primo: la carneficina è frutto del fondamentalismo e
dell'integralismo religioso. Fondamentalismo significa interpretare alla
lettera i testi sacri. Testi scritti secoli e secoli fa, quando la società era
completamente diversa, quando, per esempio, era pacifico considerare la donna
un essere di serie B ed era lontana anni luce l'idea di omosessualità come
rapporto di affetto stabile fra due persone. Integralismo vuol dire che tutta la società deve seguire la sola via
possibile, quella di Dio, necessariamente giusta in quanto tale. Ma qual è la
via di Dio? Quella fondamentalista, naturalmente, perché nel momento stesso in
cui cominciamo ad ammettere ciò che dovrebbe essere ovvio, e cioé che un testo,
pur mantnenedo la sua essenza, dice cose diverse a persone diverse,
immediatamente differenti visioni si fanno possibili. L'effetto
dell'integralismo è l'intolleranza e l'intolleranza porta, presto o tardi ma
ineluttabilmente, alla violenza: “Dio lo vuole!”.
Punto secondo: la carneficina è frutto della facilità con cui è
possibile reperire armi. Ogni strumento può essere positivo o negativo in
base all'uso che se ne fa, ma non tutti gli strumenti hanno lo stesso
potenziale di pericolosità. Un giocattolo non è una pistola. Per questo delle
limitazioni sono necessarie. Purtroppo, anche nel caso dello stillicidio di
morti per arma da fuoco in America, alla base c'è una lettura integralista
della Costituzione, scritta quando gli Stati Uniti non avevano un esercito e
quindi sembrava legittimo e addirittura
necessario portare delle armi.
Punto terzo: la carneficina è frutto di omofobia. Chi è percepito
come diverso spaventa, spesso perché mette in moto paure ataviche di contagio
da parte di qualcosa che se da un alto fa repulsione, dall'altro al tempo stesso
ha un inquietante potere seduttivo.
Piangere non basta, però. La strage ci deve insegnare qualcosa.
Deve parlare a noi, alla nostra civiltà occidentale e cristiana.
Punto primo: l'integralismo religioso va respinto, dovunque e
comunque. Fra gli immmigrati e non immigrati musulmani e non musulmani, che
devono essere educati al rispetto degli altri e dei loro valori, certamente.
Anche se questo non basta. Il terrorismo è un drago dalle mille teste che
sempre risorgono perché si alimenta con la frustrazione; povertà e mancanza
di libertà e di diritti sono alla base di quasi tutte le società islamiche
e quando non si sta bene – non ci vuole uno psicologo per capirlo - è più
facile essere arrabbiati e dare sfogo alla propria rabbiosa impotenza. Dunque
il nostro impegno deve essere sempre quello di favorire lo sviluppo e
condannare la dittatura, non di fare affari a scapito del progresso economico e
sociale delle altre popolazioni ignorando tutto il resto. I migranti scappano
dalla guerra e dalla povertà; possiamo far finta di non vedere che cosa fanni i
loro governi? Ma l'integralismo è anche tra noi, dove pure, per fortuna, lo
Stato non può attuare politiche fondamentaliste. Quanti sacerdoti si sono
scagliati in queste settimane contro i gay ai quali, addiruittura, si
concedeva di unirsi legalmente? Dal parroco di Decimoputzu in Sardegna che ha
detto che “i gay meritano di morire” a quello bresciano che ha esposto cartelli
antigay fuori dall'oratorio a quello di Carovilli (Isernia), che fatto suonare
le campane a morto ed esposto un annuncio mortuario fuori dalla sua chiesa per
dire che la famiglia è defunta…
Punto secondo: le armi. La comunità gay americana ha deciso per scelta
politica di non portare le armi. Qualcuno ci sta dicendo che se le
avessero avute avrebbero potuto controbattere al fuoco e difendersi. Basti un
solo dato: per ogni statunitense morto, nel
mondo, in attacchi terroristici, ne sono stati uccisi più di mille, negli Stati
Uniti, con armi da fuoco. E i morti per
arma da fuoco dal 2004 al 2013 ammontano a 316.545, più dei soldati deceduti
nei vari conflitti in cui gli Usa sono stati impegnati dopo la seconda guerra
mondiale. Eppure, anche da noi, si stanno raccogliendo firme per legittimare
il possesso di armi a scopo di legittima difesa…
Punto terzo: l'omofobia. Questo sentimento, questa patologia,
non è propria solo di alcuni religiosi. Il defunto deputato leghista
Buonanno, recentemente andato in televisione con una pistola proprio per
sostenere il diritto di cui sopra, ha esposto un finocchio in Parlamento quando
parlavano i deputati gay Scalfarotto e Zan o ci ha deliziato con affermazioni
come queste: «Registro per i
matrimoni gay ma lo faccio anche per i cani, per i gatti, per tutti. Vengano i
gay a registrarsi, ma a questo punto vengano tutti. Per esempio un dobermann
può sposarsi col barboncino. Io lo trascrivo, basta che vengano con il padrone.
Se va bene, allora vanno bene anche i cani». Non si deve rispondere
alla violenza con la violenza, mai. Tuttavia la violenza genera violenza, è
inevitabile. Buonanno è solo il volto più acceso dell'omofobia nostrana, che si
sposa con quella religiosa e può contare sui volti più presentabili, ma forse
proprio per questo più pericolosi, di personaggi che vanno da Adinolfi ad
Amicone, da Gasparri a Gandolfini.
Dunque la strage di Orlando non parla solo agli Stati Uniti, ma
all'Europa, all'Italia e a ciasuno di noi. Che siamo chiamati a prendere
posizione, perché, ricordiamocelo, vale sempre il vecchio adagio: silenzio =
morte.
Quando vennero...
Quando vennero per gli ebrei e i neri,
distolsi gli occhi
Quando vennero per gli scrittori e i
pensatori e i radicali e i dimostranti, distolsi gli occhi
Quando vennero per gli omosessuali, per le minoranze, gli utopisti, i
ballerini, distolsi gli occhi
E poi quando vennero per me mi voltai e mi guardai intorno, non era rimasto più
nessuno…
Sermone del pastore Martin Niemöller sull'inattività degli intellettuali
tedeschi al tempo in seguito all'ascesa al potere dei nazisti
Per la predica contro le unioni civili di don
Massimiliano Pusceddu:
https://www.youtube.com/watch?v=IzY9xiB2cLw